23 aprile 2007

Respect

In quanti t'hanno offeso, mio piccolo sorcetto oramai andato...
Cominciarono con cose da poco, graffietti qua e là, innocenti strusciate da parcheggio.
Poi un pazzo ti prese a calci la portiera, e non contento ti epilò uno specchietto. Niente di grave, un pazzo si aggira per L'Aquila. Messa così sembra solo, sembra anche un buon risultato.

Una notte un'offesa pesante, anzi due. Prima t'hanno colpito con forza, poi sono scappati. Hanno approfittato del tuo non avere occhi per chiudere anche i loro. E con te hanno offeso anche la nobile specie della quale si pregiano di far parte. Spero solo che la prossima volta che ne accamperanno i diritti, si rendano conto che a determinati vantaggi sono sottintese anche determinate responsabilità. Come non scappare lasciando ad altri i cocci, per esempio.

Il giorno dopo, ti offendono persone più informate sui fatti, quelle che per grado e vestiario sarebbero preposte a tutelarci. Anni ed anni di telefilm polizieschi non ci possono salvare: una macchina di cui hai modello, colore e due cifre della targa non è rintracciabile. Alla faccia di CSI.

Passa del tempo, mi abituo alla tua camminata sghemba, alla tua miopia, ed a tutte quelle altre piccole fissazioni, come non volermi far salire di tanto in tanto. E non mi preoccupavo certo quando il cellulare ha squillato. Tu eri a casa, a dormire.
Seh, come no... Lontana, al freddo ed umido ad arrugginirti tutta, e con una nuova fantasmagorica botta. Non sapevo se ridere o piangere, e nel dubbio visualizzavo chiaramente me mentre picchiavo mio fratello con tutte le mosse di ChunLi di StreetFighter.

Eccone un altro, un altro che non ha capito il tuo valore. Peccato sia stato il penultimo della lunga serie: dobbiamo ancora incocciare nel principe del male, che con il sacro potere fornitogli da quattroruote da la ferale sentenza. Morte.

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