27 febbraio 2007

Convivenza Civile

Ogni volta che penso alle mie traversie con la macchina, mi rendo conto di essere particolarmente sfigata: generalmente si è abituati a lasciare le cose in un posto e ritrovarle lì come quando uno le ha lasciate, non con un 25% di funzionalità in meno.

Ma mi rendo soprattutto conto di come in realtà le mie idee sulla convivenza civile e sul rispetto siano quasi sempre scavalcate da logiche di sopraffazione e semplice tornaconto personale. La cosa non mi dovrebbe sorprendere: è chiaro che nessuno è in grado più di guardare oltre l'immediato, il presente è oramai l'unico orizzonte concettuale che è rimasto in questa piccola italietta in cui si adula chi la fa franca, non chi stringe i pugni e continua a lavorare onestamente.
In cui si invidia il vicino di poco più ricco ma si giustifica il sor Silvio, in cui si è sempre razzisti, ostili ed ignoranti con la rassicurazione di essere sulla giusta via dalla politica, dalla chiesa e dalla società civile tutta. La terra in cui chi combatte la mafia salta per aria. Dove chi fa saltare i fre i governi lo fa secondo coscienza, e chi li tiene insieme pure.

Forse da un lato non mi è andata poi male: in fin dei conti potrei capire adesso la lezione e rassegnarmi: rassegnarmi al fatto che tanto l'unico potere che potrò mai esercitare sarà rivolto contro i poveracci che avranno la sfortuna di essermi gerarchicamente inferiori. Oppure rassegnarmi al fatto che è meglio tenersi tutto per se e non condividere niente con nessuno, neanche il fiato, se possibile. O che il sentirsi uguali è una stupidata postcomunista, e che non c'è niente di meglio di sfruttare il più possibile tutto quello che mi capita a tiro, senza preoccuparmi delle conseguenze. In fin dei conti, se uno mi lavora 12 ore al giorno per 600 euro al mese, sono io che gli faccio un favore a darglieli, visto che ne ha bisogno.

Tutto questo per una Fiesta sfondata? Si.
Perchè se in un quartiere civile di un paese civile non si sente la necessità di fare un'azione del tutto banale come pagare i propri danni, e dove solo una persona si offre di darti almeno un indizio, a tutto assomiglia tranne che ad un buon segno.
In una città dove il concetto di ordine pubblico è sempre e solo discutere dell'ora di chiusura dei locali, o meglio di CERTI locali, dove la cultura è solo moneta di scambio in vista di finanziamenti e viene concessa sempre a CERTI ambiti e certe forme, in cui domina la famiglia e l'omertà.. beh.. forse di civiltà non ne sa nulla, e di convivenza men che meno.

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